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Abstract

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Pubblichiamo di seguito alcuni degli interventi dei relatori
che hanno partecipato al convegno.



Relatore: Prof. GIORGIO PALESTRO – Preside della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università degli Studi di Torino


UNA SCUOLA OLISTICA PER LE DISCIPLINE DEL BENESSERE.
Come, quando e perché usare le medicine non convenzionali e le discipline del benessere. Ivrea 3 marzo 2007.


Fra le medicine alternative quella tradizionalmente più nota e anche più diffusa è certamente l’agopuntura.
1) Alla domanda abituale: che cos’è l’agopuntura? La risposta è che si tratta di una metodica che da oltre 5.000 anni fa parte della Medicina Tradizionale Cinese che comprende, oltre all’agopuntura, la Farmacologia cinese, la Ginnastica Energetica e il Massaggio Dolce cinese.
2) Segue allora una seconda domanda logica: ma si tratta allora di un repertorio antiquato e superato, almeno nel mondo occidentale? Niente affatto se si pensa che l’OMS ha programmato di introdurre la Medicina Cinese in tutti i Servizi Sanitari nazionali basando questa impostazione sui risultati clinici ottenuti in numerosi screening di massa.
L’OMS, nel 1997, ne sottolinea l’ampio spettro di trattamento, i buoni risultati terapeutici e l’assenza di effetti collaterali.
Oggi questo tipo di medicina trova la sua massima valorizzazione per la straordinaria efficacia verso le malattie a diffusione “sociale”, nei riguardi delle quali, la medicina occidentale, nonostante i suoi sofisticati tecnicismi, dimostra una drammatica impotenza fornendo rimedi non di rado più dannosi del male.
Qualcuno definisce l’agopuntura come una medicina “alternativa”. In realtà sarebbe meglio considerarla come una medicina integrativa della nostra Medicina occidentale.
Anche le moderne conoscenze di fisiologia sulle complesse connessioni del sistema nervoso centrale e periferico, indicano l’esistenza di trasferimenti bioelettrici, vere e proprie forme di energie insieme alle circolanti in canali di collegamento. E queste conoscenze costituiscono la base concettuale su cui si realizza l’agopuntura.

2) Sotto il profilo storico come nasce l’agopuntura?
Fondatore della medicina cinese fu l’imperatore Shen Nong all’incirca nel 3.000 a.C. L’agopuntura nasce come tecnica terapeutica nel contesto di una cultura, quella cinese, ispirata a una concezione filosofica che si rifà al pensiero taoista nel quale domina il principio olistico della realtà: il corpo umano è considerato come un piccolo universo in sintonia con il resto dell’universo e dunque ciascuna parte è sempre in qualche modo correlata al tutto da cui deriva e con cui si confronta di continuo.
La medicina tradizionale cinese entra in Europa nel 1600 ad opera dei gesuiti e, più estesamente all’inizio del secolo scorso, tra gli anni 1900 e 1950 grazie al diplomatico francese Soulier de Moran.
Oggi l’apporto terapeutico dell’agopuntura è utilizzato in tutto il mondo, dalla Cina agli USA e all’Europa e si applica a tutte le specialità della Medicina Occidentale. L’obbiettivo principale è l’analgesia.
Nel 1979 l’OMS pubblicò un elenco di 40 disturbi curabili con l’agopuntura e nel 1991 votò una risoluzione in cui veniva riconosciuto il valore indiscusso dell’agopuntura nel trattamento di numerose affezioni patologiche.
Nel novembre 1997, un comitato di esperti riuniti dai National Institutes of Health negli USA affermava che questa tecnica terapeutica è chiaramente efficace, con assenza di effetti collaterali (OMS 1997).
Recentemente, il 26/4/99 all’Istituto Superiore di Sanità, il Ministro della Sanità italiano affermava che l’agopuntura finisce di essere cura alternativa: nel senso che questo tipo di cura diventa riconosciuta e diventerà dunque rimborsabile anche attraverso i fondi integrativi previsti dalla riforma del Servizio Sanitario Nazionale.
Cito dalla prefazione del trattato Agopuntura della FISA (Federazione Italiana delle Società di Agopuntura) “Lo scopo dell’atto medico non è tanto quello di debellare direttamente il fattore patogeno (a es. il batterio di una malattia infettiva), quanto quello di riportare l’equilibrio all’interno dell’organismo…in quest’ottica l’intervento non è mirato solamente sull’organo affetto, ma anche (o soprattutto) su altri apparati, in modo da ripristinare le difese organiche e il trofismo generale.”
Fin dall’antichità dunque, l’atto medico era principalmente rivolto (e cito ancora la prefazione del trattato “Agopuntura”) a “descrivere con precisione le funzioni fisiologiche e psichiche, concepite in mutuo rapporto dinamico secondo una visione volta sostanzialmente a individuare le disarmonie presenti all’interno di un sistema.”
Nel mondo occidentale, a partire da Cartesio, scienza e filosofia si sviluppano secondo strade nettamente separate e poco o nulla collegate. La scienza si occupa degli aspetti meccanicistici materiali del reale e la filosofia di quelli spirituali.
L’avvento del pensiero freudiano separa ancora più nettamente lo psichico dal somatico.
Bisogna attendere fino alla fine del II millennio perché la scienza biomedica occidentale scopra l’esistenza dei cosiddetti trasmettitori, noti anche come citochine, attraverso i quali, settori strutturali e funzionali in apparenza distinti come gli ambiti neurologici, psichici, immunologici, endocrinologici, siano in realtà strettamente collegati e reciprocamente “informati”.
Nasce quindi un nuovo paradigma biomedico che è dunque in perfetta sintonia con i principi che la saggia osservazione degli antichi cinesi aveva già intuito alcuni millenni fa e forse ne costituisce la base concettuale per lo sviluppo di una vera scienza che aiuti a comprenderne gli effetti.
Ormai i meccanismi agopunturali sono stati in parte evidenziati attraverso l’identificazione del coinvolgimento di strutture vascolari e nervose. In particolare stanno emergendo sempre più chiaramente le modalità di stimolazione dei recettori coinvolti nella trasmissione degli stimoli. La comprensione dei fenomeni di estensione degli effetti dell’agopuntura a regioni somatiche distanti condivide la sua base fisiologica nell’analogia con le caratteristiche del cosiddetto fenomeno del “dolore proiettato”, la cui conoscenza dei meccanismi midollari di convergenza-proiezione e di convergenza- facilitazione è ormai consolidata.
Questo significa che il punto di agopuntura non costituisce un qualcosa di astratto o casuale, ma una precisa località anatomica e neurofisiologica, la cui stimolazione appropriata provoca fenomeni biologici sia locali sia a distanza con una conseguente azione terapeutica.
Per concludere, esistono dunque oggi le basi concettuali affinché si realizzi un appropriato confronto culturale e una integrazione tra gli aspetti emprici dell’agopuntura tradizionale cinese e le basi di conoscenza scientifica che la medicina occidentale può fornire alla comprensione dei meccanismi e alla migliore utilizzazione in senso unitaristico e globalistico di questa fondamentale e millenaria pratica dell’agopuntura.

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Relatore: Alberto Magnetti – Coordinatore Regionale FIAMO (Federazione Italiana delle Associazione e dei Medici Omeopati). Presidente dell’Istituto Omeopatico italiano 1883

MEDICINA OMEOPATICA

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Relatore: RUSTICI FIORELLA – Scrittrice e ricercatrice spirituale1 Definizione, Fondamenti e Storia.

La medicina omeopatica è un metodo diagnostico, clinico e terapeutico basato sulla legge dei simili formulato del dott. Samuel Hahnemann all’inizio del secolo XIX che ha una sua propria e ben definita struttura concettuale ed epistemologica. Essa è fondata essenzialmente sul “principio di similitudine”, che sancisce il parallelismo d’azione tra l’effetto tossicologico di una sostanza e la sua azione terapeutica.
Le prime osservazioni sul principio di similitudine risalgono ad Ippocrate, circa 400 anni prima di Cristo. Nel 1796 vede la luce il “Saggio su un nuovo principio per scoprire le virtù curative delle sostanze medicinali”, del medico tedesco Samuel Hahnemann che può essere considerato il padre dell’Omeopatia.
Il suo lavoro sperimentale e accurato portò alla sistematizzazione del principio di similitudine in una vera e propria metodologia clinica e terapeutica. Egli definì il principio di similitudine come una “legge biologica” basata sul confronto di due diversi fenomeni: il quadro morboso presentato dal paziente e l’insieme di sintomi evocati nell’uomo sano dalla somministrazione, a dosi infinitesimali, di una sostanza (rimedio) tratta dal regno minerale, vegetale, animale e di sintesi, preparato attraverso un codificato procedimento di successive diluizioni e succussioni (potentizzazione o dinamizzazione). Ogni rimedio omeopatico è stato singolarmente sperimentato a dosi assolutamente non tossiche e imponderabili sull’uomo sano (sperimentazione omeopatica) per evidenziarne i sintomi patogenetici, cioè gli effetti, che vengono poi descritti nella cosiddetta “Materia Medica”.

Nella sua storia, che dura ormai da due secoli, l’Omeopatia ha conosciuto diversi sviluppi, corrispondenti grosso modo ad una prima fase pionieristica, seguita da una fase di espansione e quindi da un declino, a cavallo tra ‘800 e ‘900, dal quale si sta risollevando da circa un quarto di secolo. Oggigiorno l’omeopatia ha raggiunto un notevole sviluppo ed è riconosciuta ufficialmente in diversi paesi del mondo; la sua integrazione in Farmacopea è avvenuta in Francia, in Germania, negli Stati Uniti, in Brasile, in India ed in altri paesi.

2 Indicazioni cliniche

La Medicina Omeopatica ha come ideale terapeutico la restituzione della piena salute al malato in modo rapido, dolce e permanente, pertanto non ricerca esclusivamente la soppressione dei sintomi locali ma è volta al miglioramento dello stato generale dell’individuo.
La terapia Omeopatica presenta differenze profonde con la terapia farmacologia classica, non avendo i rimedi effetti antimicrobici o antagonizzanti, né azione sostitutiva ma possedendo un’azione stimolante specifica sull’organismo: il medicinale omeopatico farà reagire gli organismi che gli corrispondono in base al principio di similitudine, si può quindi ipotizzare che siano coinvolti fenomeni qualitativi che agiscono indipendentemente dalla nozione di quantità. L’Omeopatia stimola il meccanismo di autoregolazione, di omeostasi, e quindi in linea di massima tutte le malattie possono trarre giovamento dalla cura omeopatica. Le possibilità terapeutiche dipendono dalla corretta scelta del rimedio e dalle capacità di ripresa dell’organismo (“energia vitale”). Al contrario di quanto si crede, l’omeopatia agisce rapidamente ed efficacemente sulle malattie acute, ma dove esprime la sua notevole potenzialità è nelle malattie croniche, laddove le cure convenzionali hanno fallito, non esistono o sono rimaste statiche, laddove sono controindicate o non tollerate.

Nella pratica clinica omeopatica, il medico dopo aver formulato la diagnosi del malato (ovvero il quadro dei sintomi patologici caratteristici per ogni singolo caso) contestualmente alla o alle diagnosi nosologiche tradizionali, somministra il rimedio i cui sintomi sperimentali siano più simili ai sintomi peculiari con i quali il malato esprime la sua malattia: la terapia è quindi personalizzata ed individualizzata (individualità del malato e del medicinale).
Ricordiamo che la diagnosi nosologica è sempre assolutamente necessaria per stabilire i limiti d’intervento della terapia omeopatica: talune malattie lesionali gravi non sono curabili solo con l’omeopatia e necessitano di altre terapie adeguate, tuttavia, negli stadi incurabili di una malattia, la cura omeopatica può dare ampio sollievo al paziente.

3 Evidenze scientifiche

Se si confrontano i modelli sperimentali convenzionali con la metodologia clinico-terapeutica omeopatica, si può facilmente verificare che i protocolli classici mal si adattano alla sperimentazione in Omeopatia. Il problema da risolvere resta la realizzazione di protocolli sperimentali scientificamente adeguati che non snaturino il “procedimento omeopatico”.
In questi ultimi anni sono state percorse diverse vie di ricerca che si sono indirizzate e differenziate in due settori ben distinti:

> la ricerca fondamentale: dimostrazione dell’attività e della struttura delle diluizioni hahnemanniane finalizzata allo studio di: azione biologica delle soluzioni ad estrema diluizione, struttura chimico fisica delle diluizioni, meccanismo d’azione delle diluizioni

> la sperimentazione clinica: dimostrazione dell’efficacia terapeutica dei rimedi omeopatici, prescritti secondo il principio di similitudine.

Attualmente nella banca dati PubMed della National Library of Medicine sono presenti circa 1900 lavori riferiti a trial clinici o a ricerche sperimentali, temi generali sulla scientificità o sulla applicabilità della terapia omeopatica. I lavori più significativi sono, al momento, 3 meta-analisi (Kleijnen, Knipschild e Riet 1991- British Medical Journal, J.P.Boissel 1996- studio del Parlamento Europeo , K. Linde 1997- The Lancet) . Particolarmente interessante il lavoro sul British Medical Journal, dove tre esperti di ricerche cliniche dell’Università di Limburg in Olanda hanno analizzato 107 lavori clinici omeopatici dal 1966 al 1990, dimostrando un’alta percentuale (65%) di risultati favorevoli all’azione terapeutica dei rimedi omeopatici nel gruppo di sperimentazioni cliniche che per l’alto score realizzato (superiore a 55 punti) davano un’adeguata garanzia di scientificità nello svolgimento del protocollo.

4 Aspetti economici

Il costo del rimedio omeopatico (a totale carico del paziente) è piuttosto contenuto ( prezzo medio € 3.50), sebbene in Italia i farmaci costino di più rispetto ad altre nazioni europee, in alcune delle quali i rimedi sono rimborsati dal servizio sanitario nazionale.
I vantaggi non si limitano alla spesa del farmaco ma a tutte le conseguenze degli effetti della terapia stessa.
Il fatto che l’omeopatia sia in grado di curare le malattie croniche può portare a risparmi sostanziali: infatti può essere sostanzialmente ridotta

· la dipendenza dalla continua assistenza medica
· l’evoluzione progressiva della malattia
· l’incidenza di nuovi episodi di malattia.

5 Integrazione con la medicina ufficiale

L’attuale diffondersi dell’Omeopatia coincide con l’esaurirsi della “parabola microbiologica”, che con l’introduzione dell’antibioticoterapia e l’uso delle vaccinazioni di massa ha costituito una pietra miliare della storia della medicina ma che ora sta cedendo il passo a discipline che considerano l’organismo nel suo insieme, come la PNEI o psico-neuro-endocrino-immunologia. Questa prospettiva è in accordo con l’emergere in ambito filosofico-scientifico del paradigma sistemico, che analizza i fenomeni dal punto di vista della loro rete relazionale, piuttosto che come risultato del gioco deterministico di cause e di effetti del paradigma meccanicistico newtoniano-cartesiano. Proprio dalla fisica, non a caso, provengono alcune suggestioni per tentare l’interpretazione degli enigmi dell’Omeopatia, mentre la chimica continua a scontrarsi, comprensibilmente, con il problema della quantità di sostanza.
Non di poco conto, infine, il mutato atteggiamento della comunità scientifica omeopatica, che sta portando ad un’uniformità di linguaggio e di metodo e che vede l’Omeopatia capace di dare il suo contributo accanto ad altre forme terapeutiche.

6 Percorsi di formazione

L’esercizio dell’omeopatia costituisce un atto medico. In Italia la formazione del medico in omeopatia è attualmente in attesa di una norma legislativa e quindi molto variabile a discrezione delle diverse scuole. La Federazione Italiana delle Associazioni dei Medici Omeopatici (F.I.A.M.O.), ha riunito in un Dipartimento di Formazione tutte le più serie scuole italiane di omeopatia che non hanno legami con case farmaceutiche e che svolgono un programma comune in accordo con le indicazioni del EUROPEAN COMMITTEE for HOMEOPATHY. Recentemente anche alcune facoltà universitarie di medicina e chirurgia svolgono corsi di omeopatia. Normalmente la durata dei corsi è di 3 o 4 anni, con lezioni comprendenti teoria, pratica clinica, seminari, supervisioni. Alcune scuole offrono inoltre corsi di “aggiornamento continuo” per i propri diplomati.

“MEMORIE GENETICHE E MALATTIA”



Mi chiamo Rustici Fiorella e sono una ricercatrice che lavora da più di 26 anni sulla mente, i suoi meccanismi e i loro rapporti con la coscienza spirituale. Dai risultati ottenuti con queste ricerche ho creato il metodo di lavoro interiore che porta il mio nome (Metodo Fiorella Rustici) grazie al quale chiunque può essere in grado di rievocare i propri ricordi così come li ha registrati la mente. Ricordi relativi sia alla propria esperienza di vita sia a quella dei propri avi o ascendenti. La consapevolezza che ne consegue permette di comprendere come, in molti casi, la coscienza spirituale abbia potuto degradarsi sempre più subendo l’effetto dell’essere stati ignoranti di questi meccanismi mentali oltre che a vivere malattie frutto di questi meccanismi energetici. Sono ormai 20 anni che lavoro sulle persone, applicando il mio metodo. In questo Convegno ho scelto di parlarvi delle memorie genetiche o ereditarie e malattie.

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RELATORE: Orango Riso (Michele Scapino) – Direttore della Scuola per guaritori spirituali Damanhur.

Il Progetto C.O.N.A.C.R.E.I.S. di Scuola Olistica: parte tecnico – operativa.



La convinzione che nel Terzo millennio occorra instaurare un confronto tra le diverse scuole che da anni operano nel settore della salute ha spinto i vari operatori, tre anni fa, ad incontrarsi per creare un percorso formativo che unisse il meglio di ciascuna scuola e che – al contempo – tutelasse l’utenza.
E’ momento di crescita per gli istituti che sono nati lontani dagli atenei: ora devono avere riconoscimenti ufficiali che sono ottenibili attraverso l’adeguamento agli standard formativi di qualità.
Nell’ambito del CONACREIS (Coordinamento Nazionale Centri e Comunità di Ricerca Etica, Interiore e Spirituale) è finalmente nata la Scuola Olistica che, dopo tre anni di sperimentazioni ed altrettanti di studi di fattibilità, è ora pronta ad aprirsi al grande pubblico, dando vita al primo network internazionale formato da differenti associazioni che seguono filosofie e orientamenti di pensiero differenti.
La Scuola Olistica promuove un unico programma di formazione triennale per Operatori Olistici a cui tutti possono aderire, riunendo i corsi che già stanno proponendo, al fine di elevare la professionalità e superare i personalismi. La tessera del CONACREIS permetterà agli allievi di seguire i corsi con mobilità nei diversi istituti che aderiscono al progetto.
La Scuola è orientata alla cultura planetaria che adotta un modello olistico per l’essere umano: un’integrazione fra le dimensioni fisiche, emotive, mentali e spirituali in una visione viva, ecologica ed evolutiva. Gli aderenti possono proporre gruppi, corsi o training di formazione nelle aree di loro competenza, integrandoli nell’iter formativo globale.
L’operatore agisce sul benessere globale, offre strumenti di consapevolezza e di crescita umana ed aiuta la persona a ritrovare l’armonia psicofisica attraverso l’uso di tecniche naturali, energetiche, psicosomatiche e interiori, che stimolano un naturale processo di consapevolezza di sé. In pratica è animatore e counselor, un facilitatore del benessere globale e della crescita personale. Non è un terapista, non fa diagnosi e non cura malattie fisiche o psichiche, bensì opera sulle persone sane o sulla parte sana delle persone malate, facilitandone l’evoluzione.
Tutti gli allievi che desidereranno partecipare alla Scuola Olistica potranno iscriversi presso il CONACREIS e frequentare i corsi in uno o più degli istituti aderenti al progetto. Ogni allievo avrà un libretto di studi telematico su cui saranno segnalati i corsi e le ore frequentate che dovrà suddividere su almeno due scuole della Rete, inoltre sperimenterà almeno tre differenti percorsi di meditazione e di crescita interiore. Al termine delle 900 ore, gli sarà rilasciato il certificato di Operatore o Counselor Olistico.
L’adesione alla Scuola Olistica consente di avere un riconoscimento nazionale della validità dei propri corsi, un riconoscimento professionale nazionale dei propri docenti aumentando il livello della formazione, un aumento della propria visibilità nazionale e internazionale, un circuito arricchito di allievi di altre associazioni che devono integrare l’iter formativo e in ultimo, ma non meno importante, un significativo peso politico per raggiungere l’agognata legge quadro nazionale.
Attualmente esistono alcune leggi regionali che regolamentano la figura degli operatori delle discipline del benessere o Bio-Naturali, cui il CONACREIS ha contribuito alla formulazione e approvazione. Ma, di fatto, questi leggi regionali risultano inapplicabili senza una legge quadro nazionale.

Il percorso prevede un primo anno di 300 ore d’orientato generale nelle otto aree educative, a cui segue un biennio di specializzazione di 600 ore in una o più aree. Le otto aree educative sono:
• lavoro sul corpo (massaggi, shiatzu, ecc.),
• lavoro sulle energie (chi gong, pranayama, bioenergetica, Pranopratica, Reiki, ecc),
• lavoro sulle emozioni (respirazioni, bioenergetica, primal, codependency, rebirthing, ecc.),
• lavoro sulla mente e i condizionamenti (comunicazione, empowerement, risoluzione dei conflitti, counseling),
• salute globale (elementi di naturopatia, alimentazione, fitoterapia, oli essenziali, ecc.),
• arte terapia (pittura, danza, scrittura, teatro, canto, ecc.),
• meditazione e consapevolezza di sé (tutte le tecniche che portano al silenzio e all'autocoscienza),
• coscienza planetaria (elementi di ecologia, cultura globale, diritti umani, pace, ecc.).

Singoli e associazioni possono iscriversi alla Scuola Olistica proponendo corsi e docenti che, per essere accreditati, dovranno possedere un titolo legale, oppure conseguire una certificazione dalla SICOOL, la Società Italiana Operatori e Counselor Olistici nata nel 2003 parallelamente alla Scuola Olistica e di cui rispecchia fedelmente gli iter formativi. Le Scuole formative non possono, per legge, essere associazioni professionali di categoria. Per questo, nel 2002, fu creata la SICOOL come associazione di categoria professionale, affinché difendesse e tutelasse i diritti e l’immagine professionale degli Operatori e Counselor Olistici e che rispecchiasse fedelmente gli intenti formativi della Scuola Olistica. Oggi la SICOOL è legalmente riconosciuta e iscritta al CNEL (il Consiglio Nazionale del Lavoro del Ministero di Roma) e al COLAP ma, essendo un’associazione di categoria professionale, non può fare formazione.
All’interno della Scuola Olistica è stato creato un comitato didattico - che comprende i responsabili dei vari settori formativi - il cui ruolo è di dare un’adeguata informazione e sostegno a tutti quelli che intendono partecipare al progetto educativo. Il consiglio direttivo ha eletto come Preside Anna Grazia Sola, dell’associazione Antheia, ed ha l’incarico di dare informazioni specifiche e valutare i curriculum presentati, mentre il data base centrale di tutti i docenti, i corsi e gli allievi della Scuola sono affidati alla segreteria generale del CONACREIS. Per chi avesse già frequentato negli anni percorsi olistici, può conseguire il titolo di Operatore Olistico semplicemente presentando l’iter formativo sostenuto, integrandolo qualora non risultasse completo.

Il sito web della Scuola Olistica si trova all’indirizzo www.conacreis.it; gli allievi, i centri, gli operatori, i counselor e i docenti potranno trovate dettagliate informazioni sugli iter della formazione, il regolamento, la carte etica e deontologica dell’Operatore (Counselor) Olistico.

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Di seguito è possibile scaricare le slide degli interventi dei prof. Quirico, Grandi e Riefoli.


Durante tutti questi anni di ricerca e di lavoro ho potuto accertare che non esiste solo una ereditarietà biologica che determina la nostra anatomia, fisiologia ed eventuali patologie (malattie ereditarie o genetiche), ma esiste anche una “ereditarietà mentale” (o “genetica mentale”) grazie all’esistenza della mente genetica, che contiene le registrazioni di ciò che hanno vissuto i nostri avi nel loro ambiente, sia del ceppo materno che del ceppo paterno, e quindi le memorie dei genitori, nonni, bisnonni, trisavoli ecc. Tali registrazioni mentali si formano al nostro concepimento e poi alla nascita ce le ritroviamo come bagaglio genetico inconscio, presente cioè in ognuno ma di cui non ne siamo consapevoli. Un bagaglio mentale inconscio fatto di atteggiamenti, modi di pensare, stati emozionali, ecc. che viene confuso da tante persone come aspetti del proprio carattere, quando in realtà sono modelli di comportamento, stati d’animo positivi o negativi, emozioni, sensazioni, valori morali, esperienze positive o di fallimento, pensieri, parole, azioni già vissute nella loro vita dai genitori o da avi già morti oppure ancora in vita. Modelli che vengono riproposti dalla mente di ogni persona, come cose giuste da vivere, idonee alle esperienze che oggi stanno vivendo anche se poi sono causa di disagio o sofferenza e malattia nel contesto di vita presente della persona. Ma la mente genetica propone questi modelli come se fossero nuovi, originali, pensati e vissuti per la prima volta. Quante volte abbiamo detto o sentito dire: “che ci posso fare io se sono così? se sono nata male, se ho un brutto carattere?”.
Immaginate la sorpresa di queste persone quando approdano al mio metodo e scoprono che non è vero niente di quello che hanno pensato di essere. In realtà, avendo questo bagaglio genetico mentale, ogni persona non è mai veramente se stessa ma agisce e si comporta nel proprio ambiente in modo simile a come si sono comportati i suoi avi nel loro ambiente perché la mente ha aperto i suoi files di memoria con i loro contenuti fisici ed emozionali. Infatti la mente di ogni avo contiene anche registrazioni relative al suo stato fisico, e non è raro trovare ad esempio una persona che sul lavoro o nella sua vita presenti un problema che è simile a quello che viveva suo nonno paterno. Non conoscendo che esiste questa mente genetica la persona si ritrova a vivere gli stati d’animo, i pensieri, le emozioni ed i problemi digestivi del nonno, il quale in seguito è morto di cancro allo stomaco mentre il nipote per il momento ha solo un ulcera o meglio ancora una gastrite. Una gastrite o ulcera che potranno degenerare in una malattia più grave se lui non cambierà la sua situazione così come non aveva fatto suo nonno.
La mente genetica può essere molto negativa, soprattutto quando la ignoriamo, per la sua capacità di influenzare la nostra vita, perché ci induce a ripetere, esattamente come in un copione di un film, esperienze già vissute da altri. Il copione rimane lo stesso, cambiano solo gli attori che ripetono le stesse sequenze, che vivono le analoghe coincidenze, suggerite dalla memoria del parente vivo o già morto che è stata registrata dentro di noi fin dal concepimento.

ESEMPIO DI ANNA
Anna, quando è venuta da me, era depressa: sei mesi prima sua sorella Elena, a cui voleva molto bene, si era suicidata in quanto non aveva sopportato la recente morte del padre, Adriano, per il quale stravedeva.
Anna ha iniziato un programma di colloqui con il mio metodo e, dopo avere scaricato alcuni conflitti emozionali dovuti a queste due morti, la mente le ha mandato i ricordi del nonno paterno. Vi descriverò adesso quello che Anna ha visto e compreso osservando i ricordi della vita e della morte del nonno.
Il nonno di Anna si chiamava Luigi, ed era morto di vecchiaia un anno prima di Adriano. La nonna di Anna ( e di sua sorella Elena) che si chiamava Andreina (moglie di nonno Luigi), era morta dieci anni prima di lui per un cancro all’intestino.
Alla morte di Andreina, Luigi aveva sofferto molto perché si sentiva in colpa verso la moglie in quanto l’aveva sempre tradita e, anche negli ultimi tempi in cui stava male, l’aveva sgridata perché non puliva la casa e non gli preparava il pranzo e la cena agli orari convenuti.
Nel vedere il proprio comportamento Luigi stava male: non aveva mai detto alla moglie che, anche se andava con le altre, lei era l’unica che amasse; adesso che non c’era più aveva capito quanto fosse importante nella sua vita, ma oramai era impossibile dirglielo.
Poi era caduto in depressione e desiderava solo morire a sua volta di un cancro all’intestino per raggiungere sua moglie. Al figlio e alle nipoti continuava a ripetere che il suo unico desiderio era che tutto finisse per non soffrire più.

Aveva anche cercato di gettarsi sotto un’auto un giorno in cui era fuori con il figlio Adriano, il quale però era riuscito a fermarlo in tempo. Da allora si era creata una situazione critica in cui Luigi doveva essere controllato a vista, e Adriano lo aveva portato a stare con sé e con le figlie per accudirlo e impedirgli di fare un’altra pazzia. Esasperato dalla depressione e dalla voglia di morire con cui Luigi li assillava tutti continuamente, Adriano era però arrivato ad arrabbiarsi e a trattare male il padre più volte.
Luigi, dal canto suo, ogni giorno chiedeva nelle proprie preghiere di ammalarsi di cancro e soffrire fino alla morte come sua moglie; però non si era mai ammalato e si era spento nel sonno dieci anni dopo la morte di lei.
Alla morte di Luigi le sue memorie, con il desiderio di morire, erano trasmigrate nel figlio e nelle nipoti. Adriano avrebbe voluto dire al padre che gli voleva tanto bene e che gli mancava molto: stava male perché si sentiva in colpa per averlo trattato male negli ultimi tempi, esattamente come Luigi si era sentito in colpa verso la moglie Andreina. Intanto il desiderio di morte di Luigi, depositatosi nel Dna di Adriano, aveva cominciato a lavorare creando in poco tempo un cancro all’intestino. Il desiderio di Luigi di morire dello stesso tumore di Andreina, non riuscendo a realizzarsi nel suo corpo, si era sviluppato nel corpo del figlio (nutrito sia dal comportamento di Adriano verso Luigi, simile a quello di Luigi verso Andreina, sia dai sensi di colpa simili che ne erano derivati).

Questo desiderio di morire aveva lavorato in Adriano su due piani: quello mentale (rendendolo depresso e facendolo sentire in colpa per le cattiverie dette a suo padre) e quello fisico (attaccando le cellule del suo intestino). “Mio padre – diceva Anna guardando dentro i suoi ricordi mentali – non voleva morire, ma aveva capito che la propria volontà di vivere purtroppo si scontrava sia con quella di nonno Luigi, che invece voleva andarsene, sia con le energie negative delle azioni scorrette che aveva fatto al nonno quando era ancora in vita, sperando in cuor suo che morisse perché non ne poteva più dei suoi lamenti”.
Molto spesso si sente dire che la malattia si sviluppa in noi perché dobbiamo capire qualcosa. Ma in questo caso avrebbe dovuto essere il nonno a capire qualcosa, cioè il perché dei propri comportamenti cattivi verso la moglie: in realtà non aveva capito e, non accettando questa propria bruttezza, non era riuscito a perdonarsi.
Le sue memorie, trasmigrando nel figlio che era una sua appendice genetica, avevano fatto sì che fosse Adriano a morire della malattia di cui invece avrebbe voluto morire lui. E Adriano era morto senza capire a sua volta cosa stesse succedendo. Adriano ha dovuto morire al posto di suo padre per pagare un debito che era stato contratto dal padre. Questa è una situazione tipica dei casi in cui le malattie si sviluppano per trasmissione mentale genetica.
Quando poi era morto Adriano, le sue memorie erano trasmigrate nelle figlie Anna ed Elena. Elena aveva vissuto la morte del padre in modo lacerante. In lei il dolore e la disperazione erano simili a quelli provati da Luigi per la morte di Andreina e da Adriano per la scomparsa di Luigi.
Il desiderio di morte di Luigi aveva acceso in Elena la voglia di farla finita con la vita, portandola a suicidarsi. Quello che non era riuscito a fare nonno Luigi sotto l’automobile lo aveva fatto Elena per lui. Aveva ubbidito a quel desiderio, così forte da annullare la vita.
E se Anna non avesse compreso questi meccanismi mentali genetici avrebbe corso un serio pericolo: era infatti tanto triste che stava già pensando a sua volta di togliersi la vita. Comprendendo tutto questo, Anna ha invece interrotto la catena di morti creata dal desiderio del nonno di farla finita. Questi desideri di morte sopravvivono nei discendenti e distruggono la vita di intere famiglie, ignare di avere ereditato dagli avi non solo eventuali malattie ma anche la loro parte mentale. Grazie per l’attenzione.
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